Palindromi

Alcune frasi paindrome da me inventate.

  • EPPURE, IDRATANTE LAVA L’ETNA TARDI ERUPPE (35)
  • E SERENA PACIFICA PANE RESE (23)
  • E ROMA LEGGERA REGGE L’AMORE (23)
  • era li, o citava folle crampo per liane legate ai rami Maria e tag Elena il re pop marcello favatico ilare
  • AMICO MARILENA AMORE VERO MA ANELI RAMO CIMA

Frasi palindrome di altri

  • A valle, tra masse ebre, la nera, l’accesa d’ira etna ti moveva; l’Etna gigante, lave vomitante. Arida, secca l’arena, l’erbe essa martellava. (107)
  • AVIDA DI VITA, DESIAI OGNI AMORE VERO, MA INGOIAI SEDATIVI, DA DIVA (53)
  • Ogni blusa coi gettoni di notte gioca sul bingo (39)
  • Ava donna miope presa la serpe poi m’annodava (37)
  • IN GIRUM IMUS NOCTE ECCE ET CONSUMIMUR IGNI (36)
  • ETTORE EVITAVA LE MADAME LAVATIVE E ROTTE (35)
  • Era li’, ai lati delle belle d’italia, ilare (33)
  • Accavalla denari, tirane dalla vacca (31) (in “Calore vorticoso” di Primo Levi)
  • Eppure, le mie lodi ti do: lei me le ruppe (31)
  • O MORDO TUA NUORA O ARO UN AUTODROMO (29)
  • aromatica tale mela, tacita mora! (27)
  • ora dieci lire per i licei daro’ (25)
  • SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS (25) (di significato circa: Il contadino Arepone (altra trad: all’aratro, sembra che arepo derivi dal greco) svolge il lavoro nei campi.
  • Roma? E no! Zante, Etna, zone… amor… (24) (Lorenzo Gori)
  • E con lievi viti vive il noce. (23)
  • Erano, sai, sei a Iesi a sonare. (23)
  • E noi, zar e Bill: “Liberazione!” (23) (Lorenzo Gori)
  • I TOPI NON AVEVANO NIPOTI (21)
  • Eran i mesi di seminare (19)
  • Occorre pepe per Rocco (18)
  • Erano saette a sonare (18)
  • Allor a fette farolla (15)
  • Annodai mia donna (15)
  • E ci dara’ la radice (15)
  • Adenoidi: Dio ne dà (15)
  • ai lati d’Italia (13)
  • anima di damina (13)
  • è nome di demone (13)
  • parlo col rap (11)
  • ETNA GIGANTE (11)
  • avida diva (9)
  • M’ami, o imam? (9) (Paolo Beneforti)
  • Ave, Eva (6) (Lorenzo Gori)

Poesia palindroma:
O citta’ nuova, ti balen’Amore,
l’arte t’annoda. Ci nuota, la sera,
Morte ideale. Vidi matto, ratto,
serrarti, Diva, i nitidi livelli
ma i lati d’Eva, no ! Nave d’Italia
mille vili ditini avidi trarre
sott’a’rottami di vela, e dietro
mare salato, unica donna: te !
Tra le romane l’abitavo, un attico
A. Taro (d’amor aedo)

Super-palindromo di 4587 lettere:

Ai lati, a esordir, dama e re, Pertini trepida, tira lieti moccoli, dialoga – vocina, pipa… -, ricorre alle battute. E’durata!… ne patì Trap: allena – mèritasi lodi testé – Juvitalia, mai amata. Il boato n’eruppe su filato, mero atto d’ira: assorga da gai palati, ingoi l’arena! Si rise, noi: gara azzurra – felicità, reti – e ricca! Né tacerò pose, ire, rapidi miti; citerò paure… però meritan oro. Ci sono rari tiri? Sia! ma i latini eroi goderono di rigore – c’è fallo -; “Fatale far tale rete”: lassa prosopopea nei peani dona aìre facile. Ma “fatale” malessere globi dilata, rene, vene ci necrotizza: ratto, vago, da finir al còre (l’oblierà? Dall’idea – l’Erinni! – trepiderà: tic e tac…)… Lapsus saliente (idra! sillabo!): non amai Cabrini; flusso acre – pus era? Sudore? – bile d’ittero ci assalì: risa brutali, amaro icore… Fiore italo, cari miei, secca, alidirà vizzito là, se sol – a foci nuove diretti, fisi – a metà recedete: l’itala idea di vis (i redivivi, noti, ilari miti!) trapasserà, inerte e vana, in italianità lisa, banal. Attutite relativa ira, correte: eterni onori n’avrete! Sibili – tre “fi” – di arbitro: finita lì metà partita; reca loro l’animo di lotta, fidata ripresa! mira, birra ridà! attuta ire, bile! La si disse “eterea”, la Catalogna: alla pari terrò cotali favolose ore… Notte molle, da re! Poeti m’illusero (“Va’!”, “Fa’!”, “Osa!”) colla fusione – esile, serica, viva -, rime lepide, tra anelito d’età d’oro e rudezze d’orpello; così cederò all’eros, ai sensi rei; amai – l’amavo… – una grata città, la gag, la vita; nutro famosa cara sete, relativa a Lalo, Varese, De Falla, Petrassi, e Ravel, e Adam, e Nono… Sor… bene, totale opaca arte; né pago fui per attori, dive, divi (lo sarò?)… Là ogni avuto, mai sopito piacere s’evaporò, leggera falena era: se con amor, lì, alla cara – cotale! – virile sera – coi guadi sereni, grevi da dare angine, beati – lo paragono, decàde a ludo, mollica, vile cineseria, onere. Sì! Taccola barocca allora rimane, meno mi tange: solo apatia apporterà, goffa noia… Paride, Ettore e soci trovarono sì dure sorti – riverberare di pira desueta! – coi gelosi re dei Dori (trono era d’ira, Era, Muse); a Ilio nati e no, di elato tono, di rango, là tacitati – re… mogi -, videro Elleni libare, simil a Titani, su al Pergamo: idem i Renani e noi… “…caparbi”, vaticinò – tono trepido -, ed ora tange là tale causale trofeo (coppa di rito è la meta della partita), trainer fisso; mìralo come l’anemone: fisso, raro, da elogi… D’animo nobile, divo mai: mai tetro, fatale varò la tattica. Cito Gay, ognor abile devo dir: da Maracanà sono tacco, battuta… Ai lati issò la vela l’ala latina Bruno: cerca la rete, si batte assai, opera lì, fora, rimargina… Bergomi, nauta ragazzo, riserra giù sì care fila: è l’età… Coi gradi vedo – troppa la soavità – capitano Dino, razza ladina. Rete vigila! dilàtati…!: la turba, l’arena, ti venera. Ad ogni rado, torpido e no, tirabile tiro, trapelà rapidità sua: parò (la tivù, lì, diè nitidi casi). Di tutto – fiero, mai di fatica, vivace – raccatta: e, se tarpate, le ali loro – è la verità – paion logore. Zoff (ùtinam!) è dei… Parà: para… Piede, mani, tuffo: zero gol, noi a patire. Vale oro: lì, là… è l’età… “Pratese, attacca! reca vivacità!”, “Fidiamo!”, “Rei fottuti disaciditi!”… Nei diluvi, talora pausati, di parole partorite lì, baritone o di proto, da ring o da arene (“Vita nera là, brutalità tali da ligi veterani, da… lazzaroni!”, “Dònati! pàcati va’! osa!: l’apporto devi dar!”, “Giocate leali, feraci!”, “Su i garresi!”, “Rozza gara!”, “Tu, animo!”, “Grèbani! Grami!”, “Raro filare!”; poi: “Assaetta!”, “Bis!” e “Ter!”), alacre, con urbanità, l’alalà levossi: “Italia!”, a tutta bocca, tonò. Sana cara Madrid, ove delibaron Goya… gotica città talora velata…: forte ti amiamo! Vi delibo nomina di goleador a Rossi – fenomenale! -: mò, colà, rimossi freni artati (tra palle date male o tiri dappoco è forte la sua celata legnata), rode, o d’ipertono, tonicità, vibra. Pacione inane, rimediò magre, plausi – nati tali – miserabili nelle ore di Vigo (meritàti!); Catalogna ridonò totale idoneità – noi lì a esumare, a ridare onor – tiro diede, riso; le giocate use – da ripide, rare, brevi, ritrose, rudi – son ora vorticose e rotte, e d’ira paion affogare (troppa?). Aìta, Paolo!: segna, timone mena, mira, rolla, accora, balòccati sereno, aìre – se Nice li vacillò – modula e dà (cedono…): gara polita e benigna – e rada, di vergine residua… – gioca. Re s’è lì rivelato (Caracalla? Il romano Cesare!): anela, fa, regge loro, pavese reca…: ipotiposi amo. Tu va’ in goal, ora! Sol, ivi, devi dirottare più foga: penetra a capo elato – tenebroso non è… – ma da elevare, issar te, palla, fede, sera (vola, là) a vitale rete! Sarà caso… Ma Fortuna ti valga galattica targa, nuova malìa: mai Eris ne sia sorella! Or è deciso: colle prodezze, dure e rodate doti – lena, arte di Pelè, mira -, vivaci rese lì sé e noi: su fallo (caso a favore sul limite, opera dell’ometto nero) è solo, va filato, corre, tira, palla angolata cala… è rete! Essi di sale, l’Iberia tutta a dir “Arriba!”, rimaser. Pirata? Di fatto li domina… Loro lacerati tra patemi; Latini forti, braidi, fertili, bis e ter van, ìrono in rete… E terrò cari a vita: le reti; tutta l’anabasi latina; i Latini, a nave e treni, a ressa partiti (mìrali!); i toni vivi, derisivi, d’aedi alati; le tede cerate (“Mai sì fitte” ridevo: unico falò s’esalò, tizzi vari di là accesi); e i miracolati eroi, feroci… Oramai la turba si rilassa: i coretti deliberò d’usare. Supercaos sul finir! Baciamano? No: balli sardi, etnei lassù (spalcate!); citaredi per tinnire, là, ed il “la” dare; il Bolero, clarini, fado, gavotta, razzi, torce (Nice n’è venerata) lì. Di bolge, resse, la melata famelica “feria” anodina è piena, e po’ po’ sorpassa l’etere la trafelata folla. Fecero giri d’onore: dogi o re, in Italia, mai si ritirarono sì coronati. Remore, Perù, aporetici timidi pareri… e sopore, catenacci reiterati, Cile, far ruzza: a ragione si risanerà lì ogni itala piaga; da grossa a ridotta, o remota, lì fu, seppur nota, obliata. Mai amai la tivù: jet-set, idoli, satire…; ma nella partita – penata, rude e tutta bella: erro? – ci rapì: panico vago, lai di locco, mite ilarità di Pertini… tre pere a Madrid, rosea Italia!

(FRASE PALINDROMA DI 4587 LETTERE di Beppe Varaldo da “Anagrammi e giochi di parole”, di Francesco Adami e Roberto Lorenzoni; Oscar Giochi Mondadori, 1989)

Altre frasi palindrome

avevi visioni d’un evo ove nudi noi si viveva
a Sire ore serene resero, e risa
eredi, vi diremo come ridividere
Anna ama Ale ma Pamela ama Anna
era coi gai nani a giocare
o tutto fare o era fottuto
a voi gregge regger giova
ecco gelarti tra le gocce

ad una romana mora nuda
il burino con i rubli
e’ l’amore vero male?
ora pirla, al riparo!
e d’Irene se ne ride
a vedere l’erede va
e’ li Bari mirabile
e so certo tre cose
il re deve vederli
i tre poco coperti
era pacifica, pare
e’ libido godibile
e lo vedo lodevole

e presa la serpe
e tu? la salute?

a me dai diadema
in orda ladroni
allibi’ Sibilla
i tanga bagnati
aizzare razzia
allega pagella
eco, vana voce
e’ cane tenace

e’ poi miope?
ameni cinema
ameno fonema
i bar arabi

arena nera
arte tetra
i dissidi